mercoledì 30 novembre 2011

Ali in gabbia, occhi selvaggi - Capitolo 5


-Cinque-

Sparta, 14 Settembre 2011


E così te ne vai
Cosa mi è preso adesso?
Forse mi scriverai
Ma sì, è lo stesso
Così vai via
L'ho capito sai
Che vuoi che sia
Se tu devi vai
Mi sembra già che non potrò
Più farne a meno
Mentre i minuti passano
Forse domani correrò
Dietro il tuo treno
Tu non scordarmi mai
Com'è è banale adesso...
(Amore Bello, Claudio Baglioni)

Natal'ja mia,
Sei sempre stata un po' speciale.
Sei sempre stata quella che ci credeva
Che scrollava le spalle se arrivava tardi
Si arricciava i capelli con le dita e una matita dietro l'orecchio
Ti serviva per scrivere i pensieri sul mio quaderno
E disegnarmi sulla moto come quando ci siamo conosciuti.
Mi lasciavi giocare con la spallina del tuo vestito, anche se mi guardavi male
Mi facevi cantare Beautiful Girl sulla London Tube e ripetevi ch'ero stonato
Ma poi m'hai tenuto stretto, all'ultima fermata
E un poco piangevi, ma non ti tradivi
Non me lo dicevi, cosa speravi
Che ti giurassi per farti felice.
E Natal'ja, mi sei mancata
Ma come te lo potevo dire,
Con la sfacciataggine di quando sembra che non me ne freghi niente, del carcere
O il mezzo sorriso di quando ti ho stretto la mano?
E adesso vorrei dirti ch'eri bella, tu
Con i capelli sciolti e il batticuore nel guardarmi.
Il mio dolore nel vederti piangere
Non l'ho mai voluto ascoltare.
Poi Theodorakis m'ha detto:
"Fidati, non ti scorderà.
Per il male che fai, per i baci che le dai
Quei baci di sabbia e di burrocacao
Tra i riflessi del Mersey e le strade di periferia.
E credimi, lei ti sognerà
Anche sul treno per Novosibirsk
Ti dirà chi l'ha vista, chi viaggia con lei:
Prima c'era Omsk, ma non è scesa
Prossima fermata Krasnojarsk
Dopo c'è Irkutsk, ma non la vedrà
Mosca - Vladivostok, dietro i finestrini appannati
Corre la steppa che arriva al Kazakistan, treman le mani che sfioran la nebbia
La nebbia fitta che c'è là
Corre e la sente perfino nel cuore
La Ferrovia Transiberiana
Come la luce che aveva negli occhi
Che non la faceva dormire, quando c'eri tu".
E' poetico, a volte, questo amico mio
Molto più di me, lo sai
Ma io ci ho creduto, alle sue parole
Alle promesse che avevi negli occhi
Alla Stazione di Liverpool, quando m'hai salutato.
Adesso tu mi chiederai di Anthea
Ed io non posso fare come Baglioni
Dire: "E adesso la pubblicità".
Ma se potessi vederti, sai
Ti abbraccerei senza averne il diritto
Ti porterei in moto sull'Acropoli, nel cuore d'Atene
Dove l'aria che si respira è quella di secoli fa
E all'ultimo giro ti direi che ti amo
Anche se tu non mi crederai
Più della libertà quando le catene
Credono di fermare questo sbandato
Ed io gliela lascio pure, l'illusione
Ma alla gente che mi guarda dietro le sbarre
Ai sorrisi di scherno nessuna soddisfazione
Mica lo sanno, loro, cosa si prova
A sperare di vedere una ragazza
Che ti si addormenti in braccio
Quando il mondo fa paura anche a te
Ma se mi credi, se sorridi
Se mi segui anche lassù
Io te la dico, l'ultima parte del discorso
Quella che mi tenevo per lo splendore tradito del Partenone
Splendore tradito che mi ricorda te
Quando mi volterò per non farti vedere che arrossisco
Quando la voce mi tremerà davvero
E chissà se in quel momento
Ti ricorderai del mio sorriso assurdo
Quando m'hai detto che quel giorno
Il cielo assomigliava a me
Anche se avevo la pelle scura, io, mica celeste come quello lì
E ch'ero bello come il sole, il sole che non si vedeva mai, da casa tua
Ed io nemmeno ti ho risposto, la paura di guardarti
Al'ja, che vigliaccheria!
Sei più bella della Grecia, tu
E sei proprio come il vento che ti si rompe negli occhi quando corri in moto
E fa volare le foglie sotto i piedi a scricchiolare e far inciampare quelli miopi come me
Che non le vedo manco se sono verdi, ma non ci farai caso, tu.

Dikoí sas, gia pánta, pánta, pánta, pánta dikoí sas
Gee

-Non potevi scrivere niente di più vero, Gee. Io sono il poeta, tu un deficiente-
-Lei...-
-Lei è Natal'ja-
Sorrideva, adesso, Theodorakis.
-Ti adora, lei-
-Io no?-
-Tu sei un deficiente, ricordi?-
Sospirò, Gee.
-Come no?-
Poi afferrò il cellulare, quel dannato teppistello, lo afferrò tanto velocemente da farselo quasi scappar dalle mani, ma Theodorakis l'acchiappò in tempo.
-Toh, Cyrano! Combina qualcosa di buono, stavolta, eh!-

Apó Gee na Al'ja

Somewhere in her smile she knows
That I don't need no other lover

-Certo che lo sa. Lo sa ma ha paura-
-Ne ho anch'io, Theo, credimi-
Sorvolando forzatamente sul Theo, Theodorakis Leonidas Dounas stiracchiò un sorriso.
-Dell'Ungherese?-
Gli tirò una cordiale gomitata, Gee.
-Nah. Del suo sorriso, piuttosto. Sai quanto fa male, quando non mi brucia negli occhi come a Liverpool. Mi manca, Al'ja. Mi manca, ma è sempre mia. Ed io...dici che ce l'ho, adesso, l'aria da decerebrato fedele?-
-Mica tanto, Gee-
-Eh, pazienza. Certo ch'era un Achille slavo, quel Jànos Desztor! Mi piacerebbe conoscerlo-
Tanto, a spezzargli la freccia nel tallone, sarebbe sempre stata lei.
Natal'ja.

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